Lyrics

Bille’ ed il tamburo magico


C’era una volta in un villaggio alla periferia di Uagandogu, in Burkina Faso, un bambino di nome Billè che non aveva più nulla da mangiare per sé e per i suoi sette fratelli. “Cosa posso fare" pensò Billè,

E non abbiamo piu’ latte
Non c’e’ piu’ il latte
Non c’e’ piu’ il latte, no, no
Oh grande cielo, cosa posso fare
Abbiamo tanta fame, da morire
Non c’e’ l’acqua e i semi non hanno germinato
E senza erba le capre non hanno mangiato
E non abbiamo piu’ latte
Non c’e’ piu’ il latte
Non c’e’ piu’ il latte, no, no

Ad un tratto, senti’ una voce: “suona il tamburo magico, suona il tamburo magico................... !!!!!!”

E il giorno poi la luce portera’
E il giorno poi la luce portera’

Suona per me amico mio
Suona per chi non ha piu’
dammi una nuova speranza
Fammi dimenticare

Suona per me amico mio ce la farai
Suona per chi non ha piu’ e un mondo nuovo
dammi una nuova speranza ce la farai
Fammi dimenticare

E il giorno poi la luce portera’
E il giorno poi la luce portera’

Era stata forse la zebra zebrata che, passando al galoppo, gli aveva parlato? Billè non credeva alle proprie orecchie e, guardando la zebra scomparire all’orizzonte, grido’ a voce alta "cosaaaaa??". Allora, udi’ di nuovo la voce ripetere: “suona il tamburo magico, suona il tamburo magico.................!!!!”


Suona per me amico mio ce la farai
Suona per chi non ha piu’ e un mondo nuovo
dammi una nuova speranza ce la farai
Fammi dimenticare

E il giorno poi la luce portera’
E il giorno poi la luce portera’


Era forse la giraffa dal collo alto che gli stava parlando??
Billè pensò che la fame gli stesse facendo dei brutti scherzi, animali che parlavano?
“Ma si !!!”, penso’ “e’ stato solo un sogno, piuttosto andiamo a vedere se la trappola per conigli ha catturato qualcosa" e cosi’ si recò presso il cespuglio dove giorni prima aveva messo una trappola.
Era quasi arrivato quando udì un lamento, "oh, povero me, oh povero me!!!" era un coniglio caduto nella trappola. “Liberami” gli disse il coniglio, “ liberami e ti potero’ al tamburo magico". "Il tamburo magico??, e cos’è??" dissè Billè ricordandosi quello che gli avevano detto la zebra e la giraffa. “Vedrai!” disse il coniglio “è un tamburo che, se usato bene, salverà te ed i tuoi fratellli dalla fame.”
Ti prego non mi mangiare
Sono secco e brutto da morire
Vedrai ti faro’ vomitare
Le mie cosce non digerirai

Non posso devo farlo
Mi aspettano i miei fratelli
Abbiamo tanta fame
Ti prego non mi mangiare

Guarda quante zecche ho sulla pelle Non mi importa
E mi puzzano di cipolla le ascelle Mi piace la cipolla
I miei piedi non sono poi da meno Non fa niente
E se mi tolgo le calze c’e’ un odorino

“Va bene, basta cosi’ ” disse Bille’ “ e poi aggiunse con fare minaccioso”

Se tu non lo farai Cosa?
Se non mi porterai Dove?
Al tamburo magico
Per te saranno guai e Perche’?
Vedrai, vedrai, vedrai Vedro’
Vivo ti spellero’
E poi ti cucinero’
Con le batate arrosto

E fu cosi’ che Bille’ libero l’animale dalla trappola. Non appena fu libero il coniglio iniziò a saltellare e fece a Billè con la coda segno di seguirlo.
Arrivati nei pressi di una capanna, il coniglio invito’ Bille’ ad entrarci dentro. Li’, illuminato solo dalla luce fioca di una candela, trovarono disteso su di un letto di paglia un vecchio formichiere in preda a un profondissimo sonno.
Stava sognando, lo si capiva chiaramente dal rumore che faceva.

RONF RONF GNAM SLURP.
RONF RONF GNAM SLURP

Sto sognando
che sto mangiando

Ma che buone le formiche
Me le mangio con le ortiche

RONF RONF GNAM SLURP.
RONF RONF GNAM SLURP

Qui nella savana
Cerco un tana

ci infilo il muso e con la lingua
Svelto mi mangio la colonia

RONF RONF GNAM SLURP.
RONF RONF GNAM SLURP

Il coniglio rassicuro’ Bille’ “non temere, e’ stao in giro tutta la notte, non si svegliera ’ e cosi’ dicendo indico’ un bellissimo djembe di legno fatto con pelle di zebra e aggiunse “lo prenderemo in prestito solo per qualche ora e prima che venga sera lo riporteremo qui”. E fu cosi’ che i due spostarono il djembe fuori della capanna e si diressero verso la capanna di Bille’.

Una volta che vi furono arrivati, il coniglio chiese a Billè di iniziare a suonare il tamburo. Billè iniziò a suonare prima lentamente, poi sempre più ritmicamente, così come aveva fatto sempre suo padre e il padre di suo padre, e il padre di suo padre,… così come era sempre stato tramandato, di generazione in generazione.


Il padre del padre del padre del padre. Il padre del padre del padre del padre. Il padre del padre del padre del padre. Il padre del padre del padre del padre. Il padre del padre del padre del padre del padre del padre del padre del padre dsel padre del padre del padre del pade.................................................................................................

Ad un tratto si guardarono intorno, erano circondati da migliaia, ma che dico, milioni di formiche. Bille’ smise di suonare il tamburo, e urlo’ stupito :“per tutti i serpenti del Senegal, non ho mai visto tante formiche insieme in vita mia” .
Una formica piu’ grande delle altre si fece avanti tra la folla con fare solenne, era la Regina. Giunta dinanzi a Bille’ gli rivolse la parola, “Padrone” disse, “ci hai chiamato e noi siamo venute al tuo cospetto, ordina e ti sarà dato”.
Bille’ si riprese subito dallo stupore e disse “Per adesso ci servirebbe subito un po’ di pane, riso, zucchero, latte e frutta” poi aggiunse “per il resto ci sara’ tempo dopo”.
“Sarà fatto padrone”, disse la regina delle formiche. In men che non si dica tutta la colonia fece dietro front ed iniziò a scavare, scavare, scavare tutta insieme velocemente ma così velocemente che Billè poteva vedere solamente una nube di polvere sollevata dalle formiche.
In breve tempo scomparvero per riapparire dopo qualche ora nel giardino della casa di Matteo e Lisa. I due bambini, non appena videro la colonia iniziarono ad urlare: “le formiche, le formiche....”. La regina madre sapeva come reagire. “Cari bambini” disse, “vi porto un messaggio da parte di un vostro coetaneo che vive in Africa, si chiama Billè e lui ed i suoi 7 fratelli vi chiedono di mandargli del pane, del riso, zucchero latte e frutta, così da sfamare lui ed i suoi fratelli”. Matteo e Lisa corsero in cucina e presero del pane, del riso, zucchero latte e frutta. Prepararono dei pacchetti molto piccoli, così che le formiche potessero trasportarli e dopo avergli augurato un buon viaggio, rimasero a guardare la colonia che spariva dentro al buco dal quale era arrivata, una formica dietro l’altra, portando con se il cibo.
Billè ed i suoi fratelli avevano ormai perso ogni speranza quando videro apparire davanti a se’ la regina e tutto il resto della colonia dal buco nel terreno. Provarono una grande felicità quando videro tutti quei pacchetti. Li aprirono subito, e di corsa prepararono un buon pranzetto mentre la regina gli raccontava dei due bambini che erano stati così gentili con loro.
Billè preparò una scodella per il coniglio, una per le formiche e 7 per i fratelli. Poi mise anche una scodella per sé. “E’ pronto, tutti in tavola “ disse felice e tutti presero posto attorno al grande tronco nel mezzo della capanna.

Mangiamo e cantiamo
Felici noi siamo
Verdure e la frutta
Non ci mancheranno

La carne e’ ben cotta
Alziamo i bicchieri
Brindiamo alla vita
Che torna cosi’


Avevano appena iniziato a mangiare quando il coniglio incomicio’ a lamentarsi perche’ voleva delle carotine fresche. Bille’ gli disse di non lamentarsi troppo perche’ avrebbe docuto esserci lui dentro alla scodella. Alla battuta tutti iniziarono a ridere mentre il coniglio continuo’ il suo pasto in silenzio.
Alla fine del pranzo, mentre i fratelli riposavano e le formiche ritornavano nella loro tana, Billè e il coniglio riportarono il tamburo magico alla capanna del formichiere. Fu cosi’ che i due, dopo essersi ringraziati per aver avuto salva la vita, si salutarono.

Bille’ era ormai lontano dalla capanna quando il suono del tamburo lo raggiunse. Alzo’ gli occhi al cielo e una goccia di pioggia gli cadde sul viso. Sorrise...

E’ piovuto
I semi che abbiamo seminato hanno germinato
Al loro posto ora c’e’ erba fresca
Che le capre hanno mangiato
E hanno dato latte
Tanto latte per tutti